domenica 6 maggio 2012

La musica nell'antico Egitto

Musica
La civiltà egiziana fu, nel corso della sua millenaria storia, indissolubilmente legata alla magia, come credenza nel potere delle parole magiche, negli incantesimi, negli oggetti e nella rappresentazione di cerimonie accompagnate dalla recitazione intonata di formule.
Nonostante non siano presenti tracce di una notazione musicale, in molti testi geroglifici anche antichissimi, gli studiosi hanno riconosciuto senza ombra di dubbio caratteristiche tali da rivelare la presenza di canti e musiche ad essi connessi. Uno dei documenti più antichi e di maggior interesse è un inno al Nilo, che corrisponde ad un incantesimo per ottenere la pioggia. Questo incantesimo era di competenza del faraone il quale, attraverso l´intonazione di questo inno, assicurava al paese l´acqua agognata. Nell'ultima strofa si trova una serie di invocazioni ritmicamente disposte che testimoniano sia un´idea musicale sia il carattere magico. Altro documento antichissimo è l´insieme delle iscrizioni incise nella piramide del re Unis della V dinastia. Nella camera mortuaria del re si trovano intere pareti di geroglifici di tre specie quanto al contenuto: testi relativi al rituale dei defunti, preghiere, formule per guarire o preservare dal morso degli scorpioni e dei serpenti. Tutti si riallacciano a delle operazioni magiche nelle quali certi risultati dovevano essere ottenuti con l´aiuto della voce modulata e del ritmo. In alcuni di questi testi il ritmo in essi presente li rende quasi vivi e pulsanti. Secondo la testimonianza di Maspero, alcuni di essi sono "costruiti": si compongono in certe parti di versetti nei quali ciascun membro della frase comprende una invocazione, una formula destinata a sostituire un´azione reale, un supplemento di codesta formula. 

A più riprese si trovano delle ripetizioni che equivalgono talvolta a motivo della loro ampiezza ad un´ antistrofe che riproduce una strofa, talvolta invece un semplice ritornello che chiude molti sviluppi del componimento. In alcune parti di testo è scritto di ripetere una determinata formula quattro volte; è un particolare importante in quanto anche in musica la ripetizione gioca un ruolo fondamentale. Nella piramide di Unis la parola incantesimo è espressamente nominata ma mentre per noi incantesimo designa un qualsiasi atto magico, nella lingua egizia la stessa parola vuole anche dire "cose cantate". Infine l´ iscrizione che riguarda le formula magiche per proteggere il defunto dal morso dei serpenti, portano il marchio evidente di un canto primitivo. In quelle formule balza agli occhi evidentissimo tutto quanto può risvegliare l´idea musicale: ritmo, simmetria, opposizione, equilibrio dei membri della frase, allitterazioni, cozzi e "clicchettii" di sillabe. Maspero traducendo una parte di testo afferma: "Tutte queste formule sembrano destinate al canto: forse altro non furono in origine che canti di incantatori di serpenti". Una diversa testimonianza dello stretto rapporto tra musica e magia nell´antico Egitto ci viene offerta dall´interpretazione della morfologia di alcuni strumenti musicali rinvenuti. È nota la celebre arpa trovata nella tomba di Ramsete III a Tebe che reca sulla cassa una testa di sfinge; Per gli antichi egiziani tutti gli arredi del culto erano non solo consacrati come nella liturgia moderna, ma anche divinizzati. Essi avevano un´ anima e una personalità, talora ci si rivolgeva ad essi come ad esseri viventi. La testa umana, scolpita sulla cassa di un´arpa è immagine dello strumento-dio, il segno della sua funzione religiosa che discende dal potere magico onde è animato. Le figure di esseri viventi rappresentate sopra strumenti musicali divennero a poco a poco, ma abbastanza tardi, semplici motivi di pura decorazione.
Strumenti
CROTALI: Strumenti a percussione in legno o avorio. Molti esemplari rimasti sono intagliati a forma di mani e decorati con teste umane o animali.
SISTRI: I sistri sono sonagli muniti di dischi di metallo infilati su una o più bacchette. Il suono viene prodotto attraverso lo squotimento dello strumento. Con il sistro viene sovente raffigurata Hathor, dea della musica, della danza e dell´amore. In antico egiziano il sistro si traduce con il termine ´seshesh´ e con tutta probabilità si tratta di una onomatopea. Il suono del sistro aveva il potere di scacciare il male e le forze negative.
TAMBURI: Sono a noi pervenuti tamburi di varia foggia. Alcuni hanno forma cilindrica con due membrane tese con una rete di corda mentre altri, hanno la forma di un barile. Questi tamburi si suonavano appendendoli al collo dell' esecutore con una cinghia.
TAMBURELLI: Il tamburello poteva essere di due tipi: a cornice circolare e a cornice rettangolare con i lati concavi. Entrambi erano usati insieme al liuto, all' arpa e alla lira per dare sostegno alla danza.

TROMBE: Sono da citare le due trombe militari rinvenute nell'anticamera della tomba di Tutankhamen in argento e in rame. Le campane di legno sono stuccate e dipinte con cartigli del Re.
FLAUTI: Strumenti a fiato di grande varietà nelle forme, nelle dimensioni e nel materiale. Gli intervalli da foro a foro corrispondono approssimativamente a toni e semitoni. Erano consacrati al culto di Amon.
LIUTI: Strumenti a pizzico dotati di una cassa di risonanza sulla quale sono tese le corde. Nell'iconografia egizia troviamo liuti di varie forme; addirittura in alcuni di essi riconosciamo la tipica forma a ¨otto¨ della chitarra.
LIRE: Strumento a corda con un telaio quadrangolare comprendente una cassa armonica, due braccia e una traversa. Le corde sono tese di fronte alla cassa e scorrono, passando su un ponticello, fino alla traversa. Nell' antico Egitto era uno strumento popolare.
ARPE: Strumenti fra i principali in Egitto, erano spesso artisticamente adornate. Dalla testimonianza di Giuseppe Flavio, storico e generale ebreo sappiamo che l'arpa egiziana era enarmonica, cioè basata approssimativamente sulla scala LA-FA-MI-DO-SI, con tante ripetizioni nelle ottave più alte e più basse, quante ne permetteva il numero delle corde.

ORGANI: Nel terzo secolo a.c. l'egiziano Ctesibio di Alessandria inventò l'hydraulos, o organo idraulico, funzionante ad aria, ma sulla base del principio idraulico dei vasi comunicanti. 

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