venerdì 25 maggio 2012

Musica del 1400


La musica nel Quattrocento
Nel corso del Quattrocento il movimento letterario, artistico e fìlosofìco dell'Umanesimo si diffuse un po' in tutta Italia, soprattutto in quei centri dove il generoso mecenatismo dei signori del tempo permetteva agli artisti di trovare ospitalità: Firenze, Urbino, Ferrara, Rimini, Milano.
Gli elementi più caratterizzanti dell'Umanesimo furono due: 
• la rottura con la tradizione gotica delle epoche precedenti; 
• il predominio degli artisti italiani su quelli degli altri paesi europei. 
Per quanto concerne la musica, nell'ambito religioso continuava a prevalere la polifonia, ma in forme sempre più complesse e troppo lontane dalla sensibilità della gente comune, che apprezzava, sempre più la musica popolare e la danza. Presso le corti dei grandi signori mecenati si andavano sviluppando nuove forme di musica polifonia profana, mentre si estendeva lo studio e la conoscenza della teoria e della tecnica strumentale. La musica si avviava quindi a non  essere più un privilegio intellettuale per pochi eletti, bensì a rientrare anche nel bagaglio culturale dei nobili e borghesi.
 Le forme polifoniche vocali del Quattrocento
Le forme musicali che i maestri fiamminghi predilessero furono essenzialmente le forme del genere sacro, cioè le Messe polifoniche e i Mottetti, ma non trascurarono quelle profane e infatti crearono un nuovo tipo di Chanson francese caratterizzata da una scrittura polifonica "imitativa" e da una ricerca descrittiva quasi onomatopeica: interessanti esempi sono quelli delle chansons di C. Janequin quando tenta di imitare battaglie, scene di caccia o canti di uccelli. 
La tecnica contrappuntistica da loro più usata, in quasi tutte le forme, fu l'imitazione a canone, un inseguimento sonoro della stessa linea melodica che passa in tutte le voci, derivante dal "Rondellus" o "Rota" che hai già incontrato nella musica Medievale. 
In Italia, l'influsso della scuola fiamminga si fece sentire soprattutto sulle forme profane e popolari, forme che acquistarono senz'altro una maggiore complessità tecnica, ma che divennero espressione propria dei musicisti italiani, più poetici e sentimentali dei fiamminghi. 
Le forme profane e polifoniche i sviluppatesi in questo secolo furono :
• i Canti carnascialeschi, nati Toscana per allietare le feste Carnevale e le mascherate all'età di Lorenzo il Magnifico, autore egli stesso del famoso canto carnascialesco dal titolo "II trionfo i Bacco e Arianna"; 
• la Frottola, a quattro voci e o andamento "isoritmico" (tutte voci cantano le stesse fìgurazione ritmiche ma note diverse); la voce più acuta, cioè il "soprano", era la più importante. Dalla Frottola derivò il "Madrigale" cinquecentesco 
• la Villotta, a tre o quattro voci: di origine friulana e strutturata su testi popolari, era formata da parti imitative e da parti isoritmiche; 
• lo Strambotto, a tre o quatti, voci, simile alla Frottola; anche qui prevaleva la voce superiori mentre le altre avevano quasi un ruolo di accompagnamento. L'argomento dei testi era per lo più amoroso. 

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